Potenzialità e frontiere della diagnostica in arte
Bologna – Banca Patrimoni Sella
Presentazione di un percorso espositivo dedicato alla Diagnostica Scientifica per l’Arte presso la sede di Banca Patrimoni Sella & C. a Bologna
Oggi la critica dell’arte non può prescindere dall’utilizzo delle moderne tecnologie diagnostiche, non solo per l’individuazione dei falsi ma anche per fornire agli storici dell’arte occhi nuovi e più acuti attraverso cui indagare e comprendere le opere.
La diagnostica rappresenta la nuova frontiera dello studio dell’arte: fornendo elementi scientifici incontrovertibili rappresenta la base più solida di tutti i documenti attributivi, garanzia di certezza e valore sia dal punto di vista critico che patrimoniale.
Il percorso che si intende presentare alla sede bolognese di Banca Patrimoni racconterà in modo semplice allo spettatore quali sono le applicazioni della diagnostica all’opera d’arte e quali le sue potenzialità.
Banca Patrimoni Sella ha agito in modo pionieristico avviando, attraverso la propria direzione artistica, un rapporto diretto con uno dei maggiori studi di diagnostica dell’arte a livello europeo e finanziando l’acquisto di uno strumento unico in Italia.
In primo luogo si racconterà che cos’è la diagnostica e cosa può fare.
La diagnostica che oggi si attua è, salvo casi rari e particolarissimi, sempre non invasiva, quindi non altera o danneggia in alcun modo l’opera analizzata. Il rilevamento dei dati si conclude in poche ore e i costi sono molto contenuti, ma gli esami effettuati possono dare molte informazioni certe sulle opere: datazione, area di provenienza, metodo di realizzazione, evidenze tecniche che possono identificare la mano di un maestro e che alla normale osservazione visiva non sono percepibili.
il percorso espositivo vero e proprio si comporrà delle stampe di veri esami diagnostici realizzati su opere d’arte. Lo spettatore avrà la possibilità di scoprire in cosa consiste l’esame e di vedere l’opera d’arte come appare attraverso gli occhi dello strumento scientifico. Questo offre l’opportunità di vedere le opere in modo nuovo e accattivante, dall’infinitamente piccolo a quello che sta oltre e sotto gli strati del visibile.
1) Microscopio digitale, analisi del cretto e della macinatura
Il microscopio digitale ci permette di vedere lo strato superficiale del dipinto, che vediamo anche ad occhio nudo, ma ad ingrandimenti straordinari. in questo modo ne Vediamo le caratteristiche profonde e possiamo studiare meglio molti elementi, primi fra tutti la macinatura ( cioè il modo in cui sono macinati i pigmenti che costituiscono il colore) e il cretto ( cioè le screpolature che si creano sulla superficie pittorica con l’invecchiamento).
Presentiamo a confronto il dettaglio di un dipinto antico, in cui la macinatura è fatta a mano, è quello di un dipinto moderno realizzato con colori industriali, per evidenziare le differenze.
Presentiamo inoltre uno degli esempi tipici in cui l’analisi del cretto permette di determinare se una firma sia vera o falsa.
2) Ultravioletto
Questa analisi prevede di osservare la superficie del dipinto irradiata con luce ultravioletta. I colori ad olio hanno proprietà fotoluminescenti, ovvero reagiscono all’irradiamento ultravioletto, ma lo fanno in modo diverso a seconda dell’età poiché la foto luminescenza cambia con l’invecchiamento del colore. Per questo l’analisi all’ultravioletto permette di scovare la presenza di ritocchi o aggiunte successive sui dipinti antichi.
Presentiamo due casi: un restauro non visibile ad occhio nudo ma visibile in ultravioletto e una firma apparentemente autentica che l’ultravioletto dimostra essere non autentica.
3) Riflettografia infrarossa multispettrale
La riflettografia infrarossa sfrutta la capacità dei raggi infrarossi di penetrare in profondità la superficie pittorica restituendoci l’immagine degli strati inferiori del dipinto. La riflettografia viene eseguita sfruttando diverse lunghezze d’onda, ciascuna delle quali permette di penetrare attraverso differenti pigmenti e a diverse profondità, permettendoci di sfogliare l’opera strato per strato e di vederne le varie fasi compositive come se fossimo seduti di fronte al cavalletto del pittore mentre questi dipinge.
Presentiamo un caso in cui la riflettografia permette di vedere il disegno preparatorio (Paolo Uccello, Madonna con Bambino).
4) Radiografia
La radiografia, come le riflettografie, ci permette di guardare attraverso gli strati del dipinto per mettere in luce quello che c’è sotto lo strato del visibile. Permette in particolare di evidenziare materiali radiopachi come il bianco di piombo e ci offre importanti informazioni sulle frasi profonde di creazione dell’opera.
Presentiamo un caso in cui la radiografia ci mostra come vengono eseguite prime fase di un dipinto antico permettendoci di distinguere un lavoro del maestro da una copia semplificata (Guido Reni e copia da Guido Reni).
5) Analisi del pigmento: Fluorescenza a raggi X e Riflettografia infrarossa in falso colore
Queste due analisi sfruttano la risposta agli irradiamento per fornirci informazioni sulla natura chimica dei pigmenti e sul modo in cui sono mescolati. La lettura congiunta di queste due analisi permette di ottenere risultati estremamente accurati identificando con precisione che tipo di pigmento il pittore abbia utilizzato; questo è fondamentale nella determinazione dell’epoca di un dipinto.
Presentiamo il caso di due vedute veneziane canalettiane in cui l’analisi del pigmento permette di scoprire quale sia autentica e quale non lo sia (Canaletto e copista di Canaletto del XIX secolo)
6) Dendrocronologia
Questa analisi permette una perfetta datazione delle tavole di legno utilizzate come supporto pittorico nell’antichità. Prevede la misurazione dell’ampiezza degli anelli di accrescimento annuali del legno e il confronto con le serie storiche che studiosi di tutto il mondo hanno raccolto e ricostruito nel corso degli ultimi decenni.
Presentiamo il caso di una madonna Franco-fiamminga per la quale la dendrocronologia ha permesso una datazione esatta.
Alla fine del percorso espositivo presentiamo due casi particolari in cui l’uso degli esami diagnostici ha permesso scoperte eccezionali.
- “Il treno”, Lorenzo Delleani e bottega. A occhio nudo questa tela si presenta come un dipinto compiuto raffigurante un treno. Le radiografie e le riflettografie hanno permesso di dimostrare che sotto al dipinto visibile esistano molteplici altri strati e perlomeno altri due dipinti compiuti. Si tratta quindi, con ogni probabilità, di una tela che veniva utilizzata all’interno della bottega del pittore Lorenzo Delleani per l’elaborazione di dipinti di studio e prove pittoriche sue e dei suoi allievi, riutilizzata più volte nel corso degli anni.
- “Bacco”, Peter Paul Rubens. Presentiamo un unico dettaglio di un dipinto ancora in fase di studio, in cui la radiografia ha permesso di scovare la prova decisiva dell’autenticità del dipinto. Di questo dipinto esiste un disegno preparatorio certamente autografo e molte copie certamente non autografe: lo scopo dello studio era determinare se quello in esame fosse il dipinto originale. Il disegno preparatorio presenta una variante rispetto a tutte le copie: un elemento che poi scompare. La radiografia ha permesso di ritrovare negli strati inferiori del dipinto in esame proprio quell’elemento compositivo che è presente nel disegno preparatorio ma che il pittore sceglie di eliminare coprendolo nello strato pittorico definitivo: questo dipinto nasce identico al disegno e introduce la variante che si trova in tutte le copie, dunque è l’originale.